Una storia di hacktivismo quella dietro i recenti attacchi in Sud America

C’è un filo conduttore che collega i molteplici recenti attacchi monitorati in sud America, tra Cile, Perù e Messico sono molti i TB di dati rubati, in contrasto alla politica della corruzione e dei danni ambientali

Già dalla seconda metà di settembre, si sono potuti monitorare perdite di dati e attacchi di vario genere, rivolti a strutture strategiche del Sud America, che hanno colpito dal Cile al El Salvador. Sono stati il risultato di campagne di massicci attacchi. Si dice che dietro gli incidenti ci sia il gruppo di hacktivisti Guacamaya.

In totale, gli hacker hanno rubato 10 TB di documenti riservati ed e-mail dal settore militare in Centro e Sud America.

Nell’ambito della loro campagna, denominata Mining Secrets, gli hacktivisti hanno rilasciato molti documenti delle forze dell’ordine e militari di Messico, El Salvador, Colombia, Cile e Perù.

In precedenza hanno anche violato e rilasciato e-mail da una compagnia mineraria a lungo accusata di aver violato i diritti umani e l’ambiente in Guatemala.

Nessuna delle agenzie cadute sotto il braccio degli hacker ha commentato gli incidenti. Tuttavia, il presidente messicano Andres Manuel López Obrador ha tenuto una conferenza stampa in cui non solo ha confermato l’attacco informatico all’esercito messicano, ma ha anche affermato di aver ricevuto informazioni su attacchi a numerosi altri paesi.

I rappresentanti di Guacamaya, a loro volta, hanno criticato le testate giornalistiche in Messico per essersi concentrate su informazioni riservate relative alla malattia di López Obrador, mentre le fughe di notizie fanno luce su questioni più ampie di governance, corruzione e danni ambientali.

López Obrador ha minimizzato l’attacco, affermando che “non c’è nulla da nascondere”. Ha detto che l’intrusione sembra aver avuto luogo durante un aggiornamento dei sistemi del Dipartimento della Difesa e ha anche rifiutato di indagare sull’incidente informatico.

Gli hacktivisti hanno anche notato che la fuga di notizie include anche 6 terabyte di file con documenti sulla sorveglianza dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Messico Ken Salazar, trascrizioni e informazioni su operazioni criminali di droga. Inoltre, hanno inviato migliaia di e-mail che illustrano l’immenso potere dell’esercito messicano sul governo Obrador, nonché le controversie all’interno dei clan militari.

Il governo cileno, nel frattempo, era così preoccupato per l’hacking che la scorsa settimana il paese ha convocato il suo segretario alla Difesa dagli Stati Uniti, il quale ha partecipato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite con il presidente Gabriel Boric.

Guacamaya invece, intende continuare a denunciare l’ingiustizia e la corruzione in difesa delle popolazioni indigene del Centro e Sud America, motivando le loro azioni in risposta al saccheggio dell’America Latina da parte dei colonialisti del Nord del mondo.